Nel 1320 Cane della Scala irritato per la sconfitta sofferta nei pressi del convento di S. Giustina per opera di Nicolò da Carrara, rinforzò l'assedio della città. Deviò il corso dell'acqua del canale di Battaglia e fortificò la strada fino a Chioggia per impedire che entrassero viveri a Padova e continuò a distruggere e saccheggiare le campagne per rendere sempre più disperate le condizioni della città assediata. Ma il valore dei cittadini rinforzati dalla guarnigione tedesca condotta qui da Ulderico di Wals, seppe sempre resistere. Lo Scaligero lasciò il comando dell'assedio a suo nipote Mastino e si recò a Vicenza per preparare nuove forze da usare in questa disperata impresa contro Padova. Nella città intanto cominciarono a mancare i viveri In modo impressionante, e molti cittadini per non soffrire la fame emigrarono verso il territorio di Venezia. Fatta una leva in massa risultò che a Padova vi erano undicimila abili alle armi, che Nicolò da Carrara inquadrò a difesa della città, e tutti valorosamente si prestarono, senza timore del nemico e senza avvilirsi per la fame che pativano, pur di non cedere la città. Mentre i padovani si difendevano, il conte di Gorizia e Ulderico di Wals, che a nome di Federico III governavano la città, fecero arrivare un grosso esercito di fanteria e 800 lancieri a cavallo, che all'insaputa di Cane giunsero in città. La mancanza di viveri obbligò i tedeschi ed i padovani ad affrettare l'azione, ed i primi comandati dal Wals e i secondi dal Carrara, uscirono da Porta Pontecorvo e marciarono verso Piove di Sacco.
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